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Milano Golosa, il culto della nicchia enogastronomica

Milano Golosa, il culto della nicchia enogastronomica

Si può dire tranquillamente che Milano Golosa anche quest’anno ha centrato i suoi obiettivi e ha consolidato le sue certezze, non limitandosi ad affollare il nutritissimo calendario fieristico italiano. È stato il GastronautaⓇ Davide Paolini ad inventare il format, ed è naturale che anche l’ottava edizione di quest’anno, dal 12 al 14 Novembre al Palazzo del Ghiaccio di Milano, abbia in qualche modo rispecchiato la sua ispirazione. Lo slogan del 2019 è stato “Forchetta o bacchette?”, a voler sottolineare il tema centrale della contaminazione culturale e gastronomica. Milano Golosa ha ospitato infatti Asian Taste, un intero padiglione dedicato all’Estremo Oriente e ai ristoratori che hanno portato l’offerta gastronomica asiatica italiana a un alto livello, cambiandone il paradigma di consumo e rendendola un mercato in netta crescita. “Quest’anno Milano Golosa ospita Asian Taste perché Milano deve diventare la capitale della contaminazione culturale, anche in cucina”, ha dichiarato Davide Paolini.

Asian Taste, nato dalla collaborazione tra GastronautaⓇ e NO MAYO di Maria Pranzo (la prima guida ai ristoranti asiatici in Italia, www.nomayo.org), è stato un vero viaggio nel gusto, un’immersione nelle tradizioni e nelle diverse culture asiatiche, così distanti dalle nostre eppure così vicine.

Il prosciutto di “Agostino”

Ma tornando da Oriente ad Occidente, è innegabile che il focus della manifestazione sia sempre quella nicchia di tesori enogastronomici che il nostro paese sa offrire. Una nicchia magnificamente rappresentata dai circa 200 artigiani del gusto, che dentro il Palazzo del Ghiaccio hanno dato voce ai corridoi di stand giustapposti: piccoli produttori, artigiani, pasticcieri, osti, vignaioli, quelli che hanno qualche sogno nel cassetto e quelli che invece fanno bellicose dichiarazioni d’immutabilità, del tipo: il mercato richiederebbe questo e quest’altro, ma io non mi piego.  Gli esempi potrebbero essere tanti, uno più pittoresco dell’altro: nel corso di un veloce giro di mezza giornata abbiamo ascoltato le storie della produzione di nicchia di Agostino, piccola macelleria/salumificio di Mirto (ME), che lavora con orgoglio tutto siciliano solo Suino Nero dei Nebrodi, allevato allo stato brado, nutrito in prevalenza di ghiande, castagne e tuberi: il sapore e la consistenza si possono facilmente immaginare. 

E restando nel territorio, sempre di nicchia, dei salumi d’autore, bisogna menzionare i salumi di Santoro, azienda di Cisternino (BR) che sta gradatamente scalando posizioni di mercato con le sue tante eccellenze, tra cui l’ormai celebrato Capocollo di Martina Franca: e non contenta della norcineria si è introdotta nella pasticceria con un lievitato, il Pancapocollo, a base di burro, uova e pasta madre viva, che coniuga il dolce col salato in modo tale da soddisfare le esigenze dei gastronauti più fantasiosi ed esigenti. La breve carrellata deve comprendere anche “Moro Formaggi” di Oderzo (TV), uno storico affinatore che vuol dare il suo sapido contributo alla Milano da bere attraverso una nuova linea cocktail, e cioè  abbinando i sapori dei suoi formaggi erborinati ai cocktail Martini, Negroni, Manhattan e Cosmopolitan.

I salumi di “Santoro”

Una kermesse come Milano Golosa non poteva negare visibilità alle celebrità di ultima generazione, e ci riferiamo agli chef: si sono perciò alternati tra cooking show e masterclass personaggi come il bistellato Fabio Pisani de Il Luogo di Aimo e Nadia, Masaki Inoguchi del ristorante Sakeya, Guglielmo Paolucci del ristorante orientale Gong, Federico Sisti, chef dell’Antica Osteria Il Ronchettino di Milano, Umberto Bombana del ristorante 8 1/2 Otto E Mezzo, col prestigio delle sue tre stelle Michelin.

Lo spettacolo è andato avanti con la masterclass dedicata alla cerimonia del tè, tenuta dal ristorante di cucina tradizionale cantonese MU dimsum, la premiazione da parte di Davide Paolini dei locali storici milanesi e quella al miglior ristorante asiatico a cura di NO MAYO, e i premi a cura del sito www.gastronauta.it alla miglior pizzeria dell’anno e alla miglior gelateria d’Italia.   E per la prima volta a Milano Golosa il vino Ao Yun, il vino cinese che vola al di sopra delle nuvole: un Cabernet Sauvignon che prende vita sulle alte pendici dell’Himalaya, tra i 2.200 e i 2.600 metri sul livello del mare. 

Abbiamo fatto bene, dunque, a ipotizzare che gli obiettivi di “Milano Golosa” siano stati raggiunti? La contaminazione italo-asiatica e la nostra nicchia di eccellenze gastronomiche sono state valorizzate adeguatamente? A giudicare dalla folla di appassionati, gourmet ed operatori professionali che si è aggirata per i corridoi del Palazzo del Ghiaccio, si potrebbe anche dire di sì: il culto laico di tesori e reliquie della buona tavola ha vissuto un altro momento di passione. Nel senso più gioioso del termine.

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